Festa dei nonni

Introduzione

 La legislazione scolastica di quest’ultimo decennio, nel segno dell’autonomia, ha spostato dosi più o meno cospicue di potere dal centro alla periferia. Le scuole sono diventate, almeno sotto il profilo giuridico, centro di riferimento di un insieme di poteri e funzioni mai sperimentato in passato e possono esprimere  una soggettività nuova, magari non priva di contraddizioni ma comunque interessante.  Il ruolo del dirigente scolastico assume così, ulteriore peso e rilevanza. Il fatto che il percorso legislativo non sia interamente compiuto,  che la parte realizzata presenti non poche anomalie e che l’azione amministrativa del ministero tenda a mantenere intera, e anzi a rafforzare, l’antica presa dirigistica, non cambia sostanzialmente il quadro. Anzi la situazione complessivamente delicata, instabile e piena di incertezze e conflitti, e la stessa incompiutezza e contraddittorietà del percorso riformatore costituiscono ad accrescere il potere del dirigente scolastico. Da un lato la mancata attuazione del sistema di valutazione, che dovrebbe garantire il raggiungimento degli esiti, lo libera da ogni responsabilità a questo riguardo, mentre l’antica tecnica ministeriale di pretendere d’imperio e con controlli gerarchici comportamenti uniformi e procedure omogenee non pare più praticabile. Dall’altro lato, la mancata riforma degli organi collegiali o più esattamente la mancata riconfigurazione della struttura organizzativa interna all’unità scolastica lascia docenti e non docenti nell’antico stato di subordinazione, e fa si che il governo del dirigente resti ancora sostanzialmente monocratico.  L’obbligo di acquisire pareri dal collegio dei docenti o dal consiglio di circolo non intacca la natura di questo potere monocratico: ne formalmente, in quanto si tratta di pareri non vincolanti, ne  sostanzialmente, in quanto quegli organi o sono presieduti  o sono preparati dal dirigente. Se il dirigente è culturalmente “forte” e ha profondo il senso della democrazia , potrà esaltare al massimo il proprio ruolo, facendo emergere energie e suscitando entusiasmi e realizzare così con impegno e  creatività , il bene della scuola. Ma se non ha un’adeguata apertura mentale e il  giusto spirito di rischio nella quotidiana ricerca del meglio, se cioè cerca il quieto vivere e le sicurezze che  gli dava la tradizionale posizione di fedele esecutore di ordini superiori e si rifugia nel rispetto vuoto della forma  e della procedura, c’è pericolo che egli usi tutto quel potere per frenare, scoraggiare, imprigionare ogni iniziativa e ogni ricerca.

 DIRIGENTE  ESPERTO SIA DI ORGANIZZAZIONE DELLA SCUOLA SIA DI PREPARAZIONE  PSICOPEDAGOGICA, DIDATTICA E METODOLOGICA

Al dirigente in servizio si richiede oggi una competenza calibrata sulla normativa che ne definisce il suo ruolo e le sue funzioni a livello di organizzazione amministrativa e finanziaria dell’istituto affidato e costantemente aggiornata: alle nuove disposizioni del MIUR; alle esigenze e alle richieste del territorio in cui opera la scuola  e anche alle problematiche che  nella nostra età della globalizzazione entrano a far parte dell’esperienza quotidiana degli allievi attraverso i mass media.

Proprio per rispondere alle sfide della complessità e del cambiamento in atto nella società italiana europea e mondiale occorre che il dirigente abbia una preparazione culturale ampia e approfondita sulle problematiche inerenti ai processi di formazione di persone autonome, capaci di rendersi cittadini attivi e consapevoli dell’attuale e futura società del cambiamento e dell’innovazione, sempre più rapida, problematica e, per molti aspetti imprevedibili. Il sopraccitato pensiero europeo, in merito, dimostra chiaramente che il dirigente, può svolgere il ruolo e le funzioni che  gli vengono richieste dalla società e dai genitori che gli affidano i figli, solo se è animato dall’entusiasmo del leader ed è disponibile alla piena collaborazione del patner con tutto il personale scolastico, docenti, non docenti, genitori, allievi.      I concetti chiave del percorso che il dirigente deve saper coniugare per promuovere l’effettiva personalizzazione dell’apprendimento e quindi la formazione della persona degli allievi sono : la personalizzazione e i piani di studio.

Nella riforma la “persona” è assunta in tutta la sua interezza, unicità, unitarietà e d inesauribilità e l’educazione realizza la promozione dell’identità personale, mai compiuta e definita, ma sempre aperta e senza confini. La L.53/ 2003- art 1c. 1 pone infatti come fine del sistema educativo di istruzione e formazione l’impegno a favorire la crescita e la valorizzazione della persona umana.

“ Favorire” , si badi bene, non costruire e costituire, in quanto la persona umana è un fattore ontologicamente costituito. Compito degli educatori è quindi quello di mobilitare e nobilitare le potenzialità esistenti.( v. Bertagna, Iasper, Morin).

In questo senso l’educazione personale è nella riforma, il portato di un processo che movendo dalle capacità di ciascuno, attraverso l’istruzione – incontro con conoscenze e abilità – sapere e saper fare – approda alle competenze personali. Ogni sapere e ogni attività vengono quindi ricondotti alla unità e alla  globalità della persona.

 POF AUTONOMIA ORGANIZZAZIONE    ( PAG. A)

 Le risorse umane nella scuola (si parla di organizzazione  scolastica)

 Studenti e famiglie  

Territorio e istituzioni  

Quadro giuridico e amministrativo  

Tecnologie e comunicazione

 

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